Massini, il giocoliere della parola “Racconta”… e incanta
I 350 di piazza del Luogo Pio come bambini davanti allo spettacolo delle marionette, con gli occhi fissi e lo sguardo incollato verso quel mondo fantastico che esiste solo in un hic et nunc, in un “ora e adesso” che è porzione di realtà così piccola e allo stesso tempo bella ed immaginifica da volercisi sperdere per non tornare più indietro.
Un fantastico che in questo caso è fatto di parole e lucida follia narrativa. Perché proprio come insegna il raccontatore sul palco: la follia è uno spazio molto più ampio della normalità (proprio come Nellie Bly insegna).
Ed ecco la “follia” di un’ora di parole date in pasto alla notte e all’infinito di una festa bella e surreale come Effetto Venezia e dintorni. Un fiume in piena, un flusso di coscienza narrativa di joyciana memoria che sgorga sul palcoscenico, racchiuso nel “cubo” di piazza del Luogo Pio, ammaestrato dal più tradizionalmente moderno dei cantastorie dei giorni d’oggi: Stefano Massini.
E’ lui il giocoliere della parole che incanta il pubblico come domatore di serpenti raccontando una cosa semplice quanto fondamentale: l’importanza e la forza della parola e dei significati che ne attribuiamo. Ma anche l’importanza dell’assenza di una parola per raccontare gli stati d’animo e le situazioni umane. Lo fa con esempi, con storie che inanellano storie. Storie che raccontano altre storie. Lo fa calandosi nei panni di iscritti al “partito” degli anni ’60 che frequentano il cinema Majakovskij, lo fa impersonificando una comparsa che recita parole a caso in tedesco davanti a un pubblico che mediamente non comprende tranne quando si esibisce a Bolzano.
Massini lo fa coniando nuove parole come bastitudine o morosinità per indicare la “profonda forza d’animo di chi davanti a una battaglia divenuta inutile ha il coraggio di dire basta”.
Alla fine le storie diventano lezioni di vita da prendere e serbare per le giornate piovose e da tirar fuori come cioccolatino per l’anima guardando la pioggia che riga i vetri nelle giornate d’autunno.
Massini dopo un’ora saluta veloce e corre via dietro le quinte per tornare a godersi l’abbraccio del pubblico che arriva ritmato dagli applausi come le luci di Natale. Poi il silenzio, dove le sue parole diventano giganti.
Giacomo Niccolini