Palazzo dei Domenicani
Il palazzo dei Domenicani, si trova in prossimità della chiesa di Santa Caterina al centro del quartiere di Venezia Nuova. La sua struttura ospitò i frati della congregazione dei Domenicani e fu completata nel 1715 e ulteriormente ampliata nel 1762. Quando Napoleone promulgò l’editto di soppressione degli ordini religiosi, l’intera struttura fu convertita in un carcere e nel 1871 di nuovo ingrandita, poi ancora ampiamente rimaneggiata. Rimase un carcere fino alla definitiva chiusura, negli anni ‘80 del Novecento. Oggi, dopo decenni di abbandono, ha subito un restauro completo, e di recente sono stati avviati i lavori per farne la nuova sede livornese dell’Archivio di Stato, attualmente presso il Palazzo del Governo.
Il palazzo, sorto lungo l’antico canale che delimitava l’area della Fortezza Nuova, venne probabilmente progettato per scopi mercantili e comprende tuttora varie cantine poste sotto il livello stradale. Alle sue spalle rimangono i resti dei muraglioni di collegamento tra il Forte San Pietro, la Fortezza, e la Porta San Marco. Compresi i sotterranei, si estende su una superficie di circa 3.800 metri quadrati; il suo aspetto è compatto e severo, la sua facciata è alleggerita solo da qualche finestra semicircolare frutto di successive ristrutturazioni e modifiche; l’ultimo piano ad esempio deriva da una sopraelevazione compiuta nell’Ottocento.
All’esterno, lungo gli scali del Refugio, una lapide commemorativa ricorda che nelle celle del Palazzo dei Domenicani furono rinchiusi molti antifascisti, tra i quali l’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, Ilio Barontini e Cesare Nassi, che vi trovò la morte.